giovedì 17 maggio 2012

L'apprendimento di uno stato interessante pt. 2

Via di Pietralata 147. Stringevo questo bigliettino tra le dita ed il volante, mentre percorrevo la Tiburtina. Ogni tanto un'ondata di terrore mi invadeva, l'idea di stare per affrontare qualcosa di immensamente più grande di me. Così piangevo, come non avevo mai pianto. C'era un cd di Edith Piaf che suonava, ed io piangevo, sulla Tiburtina, guidando, con questo dolore al cuore lancinante.

Via di Pietralata 147, non sapevo nemmeno che aspetto avesse. Ho parcheggiato, e ho cercato, finchè non ho trovato questa sorta di palazzina a un piano, decadente e rovinata. Non pensavo fosse quella, ho continuato ad andare avanti, ma poi ho visto due donne entrare.
Una volta lì, non avevo idea di cosa fare. La sala era affollata da madri e figli in attesa di una vaccinazione, evidentemente, e io non sapevo da quale parte andare, a chi chiedere. Ospedali e centri medici mi hanno sempre confusa parecchio. Così mi sono addentrata in un corridoio, ho chiesto, mi hanno detto che ho sbagliato reparto, sono tornata indietro, ho cambiato corridoio, e ho scorto una giovane donna col camicie in lontananza. L'ho placcata, lei mi ha accolta in studio per 'prendere l'appuntamento per una visita ginecologica', perchè in effetti io quello le avevo chiesto.

Poi ho aggiunto di essere incinta. Era la prima volta che lo dicevo ad alta voce, anche perchè era passata solamente un'ora dal test, e qualcosa dentro mi ha punto, provocandomi delle leggere lacrime.
Continuava a scrivere. "Ah! E lo vuoi tenere?" Con una voce che sembrava rasentare l'ovvietà.
"No, non lo voglio tenere". Ho abbassato gli occhi.
La donna si è irrigidita e, stupita, mi ha mandato da un medico che non smetteva di chiedermi quale fosse la data delle mie ultime mestruazioni. Io non le segno mai, perchè le sento sempre arrivare, ho un rapporto molto diretto col mio corpo, non sto lì a fare preamboli. Dissi loro che non lo sapevo, e mi sentivo guardata, osservata, giudicata. O forse era solo una mia sensazione.

"Sì, ma senza le Beta HCG non possiamo fa' niente, aspetta che te lo scrivo così te le vai a fare"

'Che cazzo sono le Beta HCG?' pensavo. 'Che minchia di analisi devo fare?'

Un prelievo. Io ricomincio a frignare. Dove lo faccio il prelievo? Io conosco solo un posto privato, e non so nulla, non so se ci vuole un appuntamento, quanto tempo ci vuole - e io fremevo dalla disperazione. Avevo paura, paura di aver raggiunto il tempo limite. Paura di non poter fare più nulla. Mi sembrava tutto così complicato, così triste, così freddo...

"Le analisi che devi fare ti consentiranno di sapere da quante settimane sei incinta. Non ti preoccupare, attraversa la strada, vai verso la metro e il Poliambulatorio te lo ritrovi davanti, ti fai fare tutto lì, ci metti cinque minuti. I risultati di solito li danno già la sera, verso le 18, 19. Poi domani mattina torni da noi, e noi ti fissiamo l'appuntamento con l'assistente sociale."

Sono uscita da lì, ho chiuso gli occhi, ho fatto un bel respiro. Ho pensato a cosa sarebbe accaduto se fossi nata anche solo 40 anni prima. Ho pensato alle donne che hanno rotto i coglioni all'Italia, ho pensato a mia madre che era in mezzo a loro, e anche a quelle che andavano ad abortire clandestinamente.
Ho pensato che in fondo hanno lottato per persone come me. Stupide, deboli, tristi, ma che in fondo in fondo non se lo meritano così tanto, di soffrire in questo modo.

'Va bene, va bene. Una domanda alla volta, una cosa alla volta. Ce la puoi fare. Sei troppo disperata ed impaurita per non farcela. Vai. Vai.'

1 commento:

  1. come sempre vado a ritroso.
    e trovo incredibile che qui non ci sia alcun commento.
    scrivo dal futuro, dall'8 dicembre, e scrivo sapendo che arianna ora è in un altro universo, con mille cose da fare e una vita piena e lontanissima dai corridoi qui descritti.
    nel mio presente arianna ha appena pubblicato un post in cui narra di un doppio evento in un teatro di trieste, di una vita impegnatissima, di chitarre, di volontariato e di tanto studio.
    e io che leggendo mi chiedevo come facesse, come potesse una piccola donna appena maggiorenne avere dentro di sé tutta quella vita.
    e come sempre i perché sono racchiusi in posti lontani. ben custoditi. lontani dagli occhi di tutti noi che a dicembre le diciamo "ehi arianna sei speciale, tu. ci piaci tanto perché a starti vicino ci pare di vivere un po' di più".
    non credo che i tuoi perché nascano in questi corridoi,
    ma certamente sono passati da qui.
    e osservandone le traiettorie, conoscendo (solo un po') il punto di arrivo, forse potrò trovarne l'origine.
    e la cosa mi interessa, sai, molto. perché col tempo si è in me rafforzata l'idea che i perché di tutti nascono nel medesimo luogo.
    ma non voglio stare qui a parlare di me. voglio stare qui a farti forza. dal futuro. mentre affronti i corridoi e mentre impari cosa siano le Beta HCG.
    perché ora uno come me può venire ed esserci. anche se in differita.
    e benedico il momento in cui hai deciso di scriverle qui, queste cose.
    nel mio futuro forse mi capiterà di poterci essere, per qualcuno, in corridoi come questi.
    e la tua lezione sarà servita. a me e a quella persona.
    farò valere l'esserci. cosa che qui, che qui, non posso fare.
    il mio rispetto per te cresce insieme all'affetto.

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