sabato 30 giugno 2012

La Notte.

Esiste una notte. Un tipo di notte speciale. Qualcosa che avverti nell'aria, un respiro tranquillo ed assordante. Una luna sempre più grande e sempre più gialla. E' esistita questa notte, una notte nella quale io non c'ero più. Una notte che mi chiamava e mi diceva che era lei, che era lei la prescelta.
Il buio, e il mio volare via in macchina, per le strade di Roma. Sapevo che era giusto, sapevo di dover andare. Il Requiem di Mozart assordante e le cento sigarette.
Una notte in cui sono partita. Una notte dentro la quale c'era un appuntamento, e un parcheggiare, e un infilarmi in un'altra macchina. Una passeggera col vento in faccia.
Le strade nere, gli alberi che la stringevano tutt'intorno, i fari spenti per qualche secondo. Verso Fiumicino. Mi affaccio e mangio l'aria boccheggiando, e mi faccio sporcare i capelli dal vento e dall'aria fresca. C'erano i Sigur Ròs, e io portavo fuori la mano, giocavo a braccio di ferro con la velocità.
Il parcheggio gigantesco e desolato. Il primo parcheggio nel quale il branco di cani randagi venne avvistato. Ma via, via subito da lì.
Via, verso i banchi di nebbia. "La nebbia?". Sì, ma forse non è nebbia, forse è altro. Ma ci corriamo attraverso.

Porto. Siamo in Portogallo. Chiudo gli occhi. Sì, sicuramente siamo arrivati in Portogallo.
La notte che mi porta l'odore del pesce e delle barche. Arrampicarsi su una scogliera come fosse una montagna, e poi il mare calmo, scuro come il cielo. Nessuna linea di confine. Nessun orizzonte, nessun limite, solo piccoli riflessi di stelle. Un cielo sottosopra e sottovuoto. Sotto. Sotto, il vuoto.
Credo che stanotte penserai di amarmi. Lo gridavano tutte le cose intorno, mentre io ero silenziosa.
Il tempo di una sigaretta, cinque minuti. E poi via, via, che è ora di andare ancora più lontano. Io lo seguivo come fosse stato una guida esperta. Lo seguivo con degli occhi che erano i miei per la prima volta.
Un centro commerciale enorme, una città desolata e vuota. Mi sembrava di vedere migliaia e migliaia di file di cemento. Le città fantasma, le chiama.

Un altro parcheggio. Quello dei lupi. Io non riesco più a parlare. Non riesco più a dire cose sensate. Comincio un discorso, ma poi non so cosa voglio, da quel discorso. Avevo una testa confusa e leggera, una lingua che non conosceva linguaggi, un pensiero che non sapeva più esprimersi. Un'anima che stava uscendo fuori dal mio corpo, si stava unendo al resto, al buio, al cemento, alla solitudine, a lui. Ero un'anima, e le anime non comunicano come comunichiamo noi. Non posso più dire, non posso più descrivere.
Una stradina che si infilava in mezzo ai boschi. Era andato lì, il branco. Un branco con dei gatti, e un lupo nero. Me lo sussurrava all'orecchio, e io guardavo quella curva, e quell'albero, e li vedevo lì, e vedevo lui lì, distante, vicino a loro. Vedevo cose, vedevo scene. Vedevo le sue parole davanti a me.

Il non mondo. Un treno unicamente per due. Ma tu, tu devi andare, e io sono contento che lo vivrai un po', il vero mondo. C'è sempre tempo per correre sui binari. E a me sembra di tradire qualcosa, ma poi mi dico che come in tutte le cose che mi appassionano, ho bisogno di farle e rifarle, di sbranarle, spolparle fino all'ultimo, per poi liberarmene. Per rimanere nauseata, e lasciare tutto, e finalmente essere pronta. Mi dico questo. Ora ho bisogno del mondo. Ho bisogno di essere là, per poter lasciarlo.

Un viaggio di ritorno lungo, lunghissimo. L'estasi della corsa, mentre due calde mani si tengono strette. Calde, così calde. La libertà della corsa, mentre le mani diventano tre, e una rinfresca la sua. Quella dell'aria e delle gare a braccio di ferro col vento. Serrate, come a voler trasferire brividi.

Una casa. Lui prende in giro i suoi testi, e anch'io prendo in giro i suoi testi, e ridiamo, e io ogni tanto, quand'è così bello e puro lo riporto al silenzio con un bacio. Perchè certe volte c'è una piccola scintilla di pura felicità, e la felicità diventa reale solo se condivisa. I suoi testi io li amo.
I baci dell'addio. Dovevo andare, sì.
E' difficile. Un mese. Un mese in cui potrebbero esserci dei parigini o delle fan. Ma va bene, va tutto bene. Si ritorna, come si è sempre fatto. E ci si allontana, come si è sempre fatto. Non è un problema, perchè noi non siamo reali. Non possiamo, ora. Ora no. Ci farà bene, andrà tutto bene.

Perchè delle notti come questa ci chiameranno e ci riporteranno nello stesso luogo. Un luogo in cui non c'è nessuno.

E' così difficile. Così semplice. Gli uccelli cantano. E' l'alba.

Ancora il Requiem di Mozart. Roma grigia e brillante di freschezza. La luce opaca ma vivace, una luce di speranza, che mi fa stare bene. Pensavo a quello che mi era stato regalato in quelle ore. Pensavo a questo come all'ultimo regalo. E l'addio non c'è più. Il Tevere argentato su via del porto fluviale. Il viaggio in solitaria più bello della mia vita. Un vero addio, di quelli che non hanno rimpianti nè rimorsi. Perchè non c'è un futuro, non c'è un passato. Semplicemente c'è sempre stato e sarà sempre così. Sarà un'alba, e poi un giorno, un tramonto, una notte. Ci sarà la luna, come c'è sempre stata. Io non ci sono più, in nessun luogo. Noi non ci saremo più, in questo mondo. Com'era scritto, come sapevamo. Un addio che mi dice che si sta avvicinando un tempo. Non dice altro, non spiega. Immagino un incontro, e qualcosa che mi dirà "E' tempo", ancora una volta senza spiegare altro. E finalmente capiremo.



Ricorda. Io non ti amo.
No, nemmeno io ti amo. Noi non ci amiamo.
Voglio che tu mi senta, stanotte. Voglio le tue mani sul mio cuore. Voglio che te lo ricordi.

La notte. Questa notte, ogni notte. Ogni cosa, nessuna cosa. Per sempre.

8 commenti:

  1. Gli scritti che hanno per titolo "La notte" e niente più non mentono mai, non deludono mai.

    La canzone è vertiginosa. Non poteva essere altrimenti su un testo così.

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    1. Io credo che se non esistesse la notte non esisterebbe l'arte. E ovviamente non mi riferisco al mio scrivere, ahaha.
      E manco il Valium, ma vabbè.

      Non commento la canzone perchè sono veramente troppo di parte.

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  2. vedi che certa gente fa bene ad aspettarti, per leggerti? :-)

    però se il mare è calmo allora non può essere portogallo :-D

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    1. Ssssh. Io quella notte sono arrivata in Portogallo è ho visto aldilà dell'oceano.

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  3. Vero, verissimo: ci sono delle notti fatte per essere vissute, e altre per scrivere quello che si è vissuto. Perché certe cose, scritte o lette di giorno, non hanno lo stesso sapore.

    Suonano bene le tue parole.

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    1. Un altro amante della notte.
      Ci si intende, fra amanti della notte.

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  4. basta.
    vado a suonare.
    mi serve questo, ora.
    questo viaggio mi ha portato in posti in cui non pensavo di poter tornare, non oggi.

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