sabato 26 maggio 2012

Lo sfogo di uno stato interessante.

 


La madre/assistente sociale mi ha fatto riempire una scheda con tutti i miei dati. Lei scriveva, ed ogni tanto accennava alla tristezza della cosa.
"Tu sei sicura di voler optare per l'interruzione? Sai cosa comporta psicologicamente?"
"Non si preoccupi, io vado già in terapia, ancora non gliene ho parlato, ma sicuramente lo affronterò con lei, insomma, non sono sola."

E poi ho cominciato con un fiume di parole.
"Che poi...Si rende conto? Sa perchè vado in terapia? Sono appena uscita da una forte depressione, io. Mi stavo rimettendo in piedi, stavo ricominciando a progettare, a fare... E poi rimango incinta. E si blocca tutto un'altra volta. Che madre sarei? Una madre che soffrirebbe sicuramente dell'amatissima depressione post partum e che soprattutto non vuole questo bambino, alla sola idea rabbrividisce, con un compagno incompetente e talmente debole da avere anche la faccia tosta di affidarsi a lei, di appoggiarsi a me. Una madre infelice che non sa nemmeno se il giorno dopo avrà voglia di togliersi la vita oppure no. Quindi sì, sono sicura, e come al solito mi prenderò la sofferenza che ne comporta, non si preoccupi."

Sembrava quasi più serena dopo le mie parole, vai a capire perchè. Da quel momento non mi ha più chiesto cose personali.

"Allora...Mercoledì prossimo farai la visita ginecologica, sempre qui al consultorio. Ti metto all'inizio che c'è troppa gente, così lo fai subito e poi te ne puoi andare. Dopodichè chiamerò il Pertini per due appuntamenti, uno per le analisi e un altro per l'operazione. Saprai tutto la prossima volta che vieni. Ovviamente hai tutto il diritto di ripensarci, fino al giorno stesso dell'operazione, quindi tranquilla, occhei?"

Mi ha congedata con un bigliettino e un sorriso, e io me ne sono tornata nel mio porto sicuro, da G e F, che vedendomi piagnucolare hanno cominciato ad inveire contro la dottoressa stronza. Adoro questo tipo di reazioni. Il complotto nudo e puro, la complicità intima, la difesa a spada tratta.

Ma non avrebbero potuto difendermi da K. E io quel pomeriggio avrei dovuto dirgli tutto. Ancora non sapeva nulla, e io sapevo che questa sarebbe stata l'ennesima prova. Avevo paura perchè sapevo che nonostante il problema fosse 'nostro', io mi sarei sentita immancabilmente sola, anche fra le sue braccia. Speravo che avrebbe detto le cose giuste, anche se non sapevo quali sarebbero state.

Ovviamente non è stato così.

3 commenti:

  1. il giorno che qualcuno trova qualcuno che dica le parole giuste, batta un colpo, chè io ci credo meno che all'esistenza degli unicorni.

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  2. io dico sempre le cose giuste. O almeno cosi mi dicono.
    E non sono un Unicorno.
    O almeno cosi mi dicono.

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  3. Qualcuno in realtà mi ha detto le cose giuste, e mi ha guardato con gli occhi giusti. Ma anche questo, tra poco.

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