mercoledì 6 giugno 2012

Le atroci rivelazioni di uno stato interessante.


A 14 anni ho cominciato ad incazzarmi col mondo. Non sto qui a spiegarvi il perchè, che tanto è sempre legato alle solite turbe adolescenziali.
Ascoltavo metal, vestivo di nero, avevo dei capelli rossi lunghissimi e  mandavo a fanculo certe cose. Ero talmente arrabbiata, anche se non sapevo bene verso chi o cosa, da avere il coraggio di chiudere col mondo. Mi sentivo forte e superiore. Magari no, lì per lì non mi ci sentivo, ma ora so che a quei tempi mi sentivo di gran lunga più forte e superiore rispetto ad ora. Accade che poi un giorno ti svegli un po' più debole, e magari nel mondo ci vuoi rientrare, anche solo per dare una sbirciatina, solo che non sai più come fare.
Non riuscivo più ad entrare in certi processi logici della gente comune. Così alla fine sono rimasta fottuta, alla fine il mondo aveva tagliato fuori me, e io nemmeno me n'ero accorta.

A quell'età avevo vari presentimenti sul mio futuro, varie sensazioni, ma su tre ero totalmente certa:

1. Sarei morta verso i quarant'anni. Sentivo un suicidio, ma poi ho pensato anche al cancro. Vedremo.

2. Avrei abortito,
3. Non avrei mai avuto figli perchè in un certo senso sarei stata sterile. (E perchè non li voglio)

Ecco. Ora mi ritrovo fra gli ultimi due punti. Avvertivo queste due cose, e non riuscivo a collegarle tra di loro. Com'è possibile sentirsi aridi dentro e al tempo stesso sapere che avrei abortito? Non ne trovavo il senso. Voglio dire, è impossibile, logicamente parlando. Eppure...
Ma poi non ci ho più pensato.

E non ci ho pensato nemmeno il giorno dopo aver visto K, un mercoledì. Anzi, il mercoledì. Il mercoledì della visita ginecologica.

L'assistente sociale aveva avuto l'accortezza di prendere un appuntamento con un medico donna, visto che sarebbe stata la mia prima visita in assoluto, e insomma, già è traumatizzante cominciarle così, figuriamoci pensare di farmi spulciare da un uomo, proprio ora che l'uomo un po' lo detesto.
Così, sempre scortata dalle mie fedeli compagne d'avventura, sono ritornata per la terza volta in Via di Pietralata 147.
La donna era una bella donna. Magra, un po' arcigna anche lei, ma mi piaceva. La sua voce era gentile. Mi ha fatto sedere, mi ha spiegato dove e cosa avrei dovuto firmare.
Dopodichè: accomodati lì sul lettino, togliti pantaloni e mutande.
Mi accomodo, mi tolgo pantaloni e mutande. Mi posiziono, che tanto me l'avrebbe chiesto, tantovale farle risparmiare tempo.
E devo dire che per quanto io non abbia la benchè minima paura dei dottori, e quindi riesca ad essere sempre molto rilassata durante le visite, la donna mi ha fatto male.
Spingeva contro le pareti, sembrava volerle allargare, e poi sembrava voler scavare, per quanto è andata in fondo.
E poi ha cominciato a parlare:

"Mh...Hai un utero molto piccolo e stretto. Diciamo che non è proprio il più adatto alla gravidanza."

Silenzio.

"Mh... Hai avuto delle perdite?"
"Veramente no."
"Le avrai. C'è un distacco della placenta. Pensa, molto probabilmente questa gravidanza non l'avresti nemmeno portata a termine."

Era leggera. E l'ha detto in maniera leggera, come se la cosa dovesse sollevarmi, come se la mia coscienza potesse guarire, perchè tanto, voglio dire, alla fine quella cosa sarebbe morta comunque, quindi in realtà è come se io non avessi fatto nulla. Nulla di male.

E invece io mi sentivo appesantita. Sentivo la testa pesante, pesantissima, il corpo pesante, pesantissimo.
Ma come. Tutto questo sforzo, tutto questo dolore, tutta questa debolezza, e in realtà non è nulla? Non ci sarebbe stato nulla?
Pensavo a quella sera, a quando mi guardavo allo specchio. Al mio sentirmi forte, al mio creare, a quella vita.
Pensavo a quanto fossi stata stupida. Come potevo aver creduto di potercela fare?
Un utero inospitale, una persona inospitale, con una testa e un corpo inospitale. Un ferro ai minimi storici, proteine manco a vederle col cannocchiale. Cosa pretendevo? Di cosa mi ero illusa, esattamente?
Succede che anche quando non vuoi una cosa, dopo averci fatto l'abitudine ed aver accettato la condizione, non puoi sopportare il fatto che tutto cambi. Un'altra volta stavo perdendo l'equilibrio.

"Vabbè, ma che poi è inutile stare troppo a parlarne, no? Per ora non è un problema, è inutile preoccuparti per questa cosa, ora, infatti nemmeno sto qui a spiegarti troppa roba.
Quando vorrai figli seguirai tutto passo passo. Ora abortirai, no?
Mi raccomando, se le perdite cominciano a diventare sempre più frequenti, corri in ospedale. E col foglio dell'interruzione bello e firmato, occhei? In bocca al lupo."


Era da tanto che non ripensavo ai miei 14 anni. Uscita da quella stanza mi sono bloccata in mezzo al corridoio. E lì ho capito.
Avevo 14 anni, e non mi sbagliavo.
Mi sentivo arida, e lo ero, in effetti. Non era sterilità, era semplicemente impossibilità nel creare. Solo questo. Certi tipi di creazione non fanno parte di me. E in effetti è così. Io disegno, scrivo, suono, canto. Ma bambini mmmh, di quelli non ne creo.
14 anni e non mi sbagliavo. Per questo, lì, in quel corridoio, ho pensato che no, non avrei avuto delle grandi perdite, quell'essere non se ne sarebbe andato da solo. Io l'avrei abortito nonostante la più completa aridità del mio corpo.

Abortire ed essere aridi allo stesso tempo.
Io lo sapevo, lo sentivo.
Ho respirato un po', lentamente.
Mi sono ringraziata. Ringrazio quella ragazzina, che seppur accecata dalla rabbia ci vedeva estremamente bene, e che mi ha reso quel momento non di certo meno doloroso, ma almeno gli ha dato un senso.
Un fottuto senso.

20 commenti:

  1. ti leggo da qualche giorno, ogni volta mi viene da commentare, dire qualcosa, e poi mi blocco, non so perchè.
    ora invece porto a termine questo "istinto", da ex quattordicenne forse un po' simile a te, che mostrava attraverso la musica, l'abbigliamento, i capelli, tutta la sua indipendenza, vera o presunta, e tutta la sua incazzatura, vera o presunta. che fingeva di accettarsi sbattendo in faccia al mondo la propria personalità mentre invece probabilmente non si accettava affatto. e via menando.
    mi chiedo semplicemente quanto sia opportuno ricercare ora il senso delle azioni e dei pensieri dei quattordici anni. è chiaro che la nostra vita è una continua evoluzione del carattere e del pensiero, ma credi davvero e così profondamente che le turbe adolescenziali, le insicurezze, le ansie e le tempeste ormonali di una poco più che bambina siano così evidentemente il preludio delle scelte future? come se la tua passata "aridità" mentale costituisse un presagio delle tue volontà future? non voglio sminuire i 14 anni di nessuno, ma a volte penso che sono pur sempre solo 14 anni, confusi, infantili, con pochissima esperienza e tanti condizionamenti esterni...
    sperando di non essere stata troppo, insopportabilmente banale

    Polly

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    1. Ciao Polly. No che non sei banale.
      Io ho parlato dei miei 14 anni, perchè in quei 14 anni avevo queste tre sensazioni. Poi sono arrivati i 15, e ne ho avute altre, e i 16, e i 17, fino ad oggi. Se è per questo ho avuto una grande sensazione, una delle più grandi, a 8 anni, ma questa è un'altra storia.
      Oggi ho altre sensazioni. Alcune si avverano, altre no (anche se mi viene da dire "per ora"). Ma non è quello il punto.

      Io credo che la vita sia fatta di indizi, segni. Credo che se si aprissero veramente gli occhi e le orecchie ci si ritroverebbe immersi di messaggi, e tutto avrebbe un po' più senso.
      Io ho avuto parecchi episodi in vita mia che mi hanno fatto pensare a quanto la vita in realtà si sforzi di farsi capire, mentre noi ci camminiamo dentro completamente ciechi.
      Non parlo di Dio, nè di forze maggiori. Sono solo istinti da osservatrice. Per certe cose sono parecchio cieca anch'io, ma in altre vedo più degli altri, sono fatta così.

      Forse quello che intendo lo spiega meglio questo pezzetto di film, che in realtà è Non ti muovere della Mazzantini.
      L'ho rivisto anche durante la gravidanza, inutile dire quanto mi abbia straziato. Non so perchè faccia certe cose.

      Insomma, lei forse lo spiega meglio di me. Non contano i quattordici anni. E' solo una questione di segni che ti vengono a cercare, volente o nolente.
      (Faccio copia e incolla perchè non li so fare, sti link)

      http://www.youtube.com/watch?v=zIGjyYwh630

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    2. collegandomi anche al commento che hai lasciato sul mio blog. devo ammettere che i segnali affascinano molto anche me. sono quella parte di realtà non immediatamente percepita che ti permettono di credere di essere un pochino più sensibile, ultraterreno, elevato di un qualsiasi altro animale, o di una macchinetta in carne e ossa produciconsumacrepa.
      eppure, nonostante io subisca in parte questo fascino, non riesco a lasciarmi andare a questa fusione di istinto e metafisica, probabilmente per via dell'educazione che ho ricevuto - fortemente razionale.
      nella mia famiglia, ogni sensazione ed emozione che sforava dai binari della praticità veniva immediatamente etichettata come ingenua, presa con ironia quando non con sarcasmo, e lo faccio anch'io, ogni giorno.
      mi piacerebbe, mi piacerebbe davvero tanto credere che tutto abbia un senso, e che esistano tanti piccoli segnali che ti aiutano ad interpretare e a condurre la tua vita, ma forse mi solleva anche un po' portare con me la convinzione che sensazioni risalenti ai miei 10, 12, 15 o 20 anni non saranno necessariamente collegate al mio presente, o al mio futuro. è una mia guerra personale contro "le profezie che si autoavverano"...

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    3. Eheh...In effetti il tuo discorso non fa una piega. Voglio dire, a molte persone fa schifo l'idea che ci sia un 'destino', una strada predefinita, e tutte queste menate sui significati fanno quasi senso.

      Ma in realtà, nemmeno io credo nel destino. E' una cosa strana, non so spiegarla bene.
      Io sono sicura che ognuno si crei la sua strada, ma sappiamo anche che le strade di ognuno di noi sono deviate dagli eventi esterni, dalle persone che si incontrano, dal tipo di società in cui si vive...Da tutto. Però quella strada in realtà è in noi, perchè noi nasciamo con un certo carattere, con certe velleità, con certe abitudini, che sicuramente, se non ci fosse nessun ostacolo, prenderebbe il suo corso, poichè diventerebbe un manifestarsi della nostra vera natura. E ogni tanto ci sono questi segni, in giro, che hanno lo stesso valore degli imprevisti della vita, a mio parere, che però hanno la funzione contraria, cioè quella di reindirizzarti.

      E io non penso assolutamente di essere più elevato di qualsiasi altro animale, anzi!
      Credo che questo 'sentire' tutt'intorno sia estremamente animalesco. Ecco, credo sia un po' lo stesso 'flusso' che porta le tartarughe marine a passare di Oceano in Oceano, perchè devono fare quella cosa. Loro lo sanno semplicemente, perchè lo sentono.
      Quello che sento è il manifestarsi di un istinto. Quell'istinto lo vedi in alcune cose, e per questo quando le riconosci diventa simbolo, significato.

      Non so se mi sono spiegata bene.
      Diciamo che quello di cui parlo io no, non è una sorta di destino, ed è estremamente primordiale, animale. Non riusciamo a sentirlo sempre perchè ci sentiamo superiori e perchè una parte di noi ha imparato a lasciarla morire così, atrofizzata.
      Non c'è nulla di ultraterreno, per me è semplicemente istinto!

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    4. e comunque la nostra conversazione terrebbe testa a li peggio fricchettò... ;p

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  2. Io a 14 anni (o forse erano 15/16 piuttosto) ero convinta che sarei morta a 25. E invece li ho superati, con me non ha funzionato per predire il futuro.

    Mi piace questo diario, spero che ti faccia bene. Un giorno che trovo un post ancora vergine di commenti magari ti racconto anche la mia storia, se ti interessa, chè non mi va di disturbare chi ti legge.

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    1. Grazie Margherita. In effetti mi sta facendo bene, sì. Scrivere per me è sempre stato terapeutico. E' il mio unico modo per tirare fuori con le parole ciò che ho dentro, perchè a parlare mi sembra sempre di essere disordinata e di non riuscire ad esprimere bene i concetti. Parlare è una cosa troppo veloce per me, non sono capace.

      Se vai a ritroso ne trovi un paio, di post vergini, anche se comunque ti autorizzo a disturbare chi legge.
      Io comunque sono qui. Aspetto.

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    2. ti ho scritto. ma mi sa che appena avrai letto, cancello tutto.

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    3. Va bene, ma prima ti rispondo, e poi se vuoi lo cancelliamo insieme.

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  3. Visto che Polly ha usato la parola "banale" senza il mio permesso, devo intervenire.

    E sottoscrivo tutto quella che la Wise-woman Polly ha appena scritto.

    (Margherita è bello vederci anche qui. <3)

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  4. Banale mi scuso per l'utilizzo improprio, mi faccia sapere quanto devo ;)

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  5. spero proprio che almeno la prima non l'azzecchi ...
    io sono stata sempre priva di sesto senso: mai nessun pensiero su quella che sarebbe stata la mia vita (o la mia fine) e ancora oggi è cosi e non so se sia un bene o un male.

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    1. Chissà, magari l'azzecco, magari no. Ma non è importante. Certo sarebbe bello un giorno, fra vent'anni, tornare qui, ritrovarvi, e dirvi: "Vedete che avevo ragione io, brutti miscredenti, ho un bel cancrone che mi divora, sto morendo e ho quarant'anni. E voi che manco m'avete chiesto mai qualche numero vincente da giocarvi alla Lotteria. Pf, tiè, rosicate."

      Nemmeno io so se è un bene o un male non avere pensieri di questo genere (del mio genere). Ma alla fine ognuno ci trova il senso che vuole, nella vita. Io sono molto più episodica, epifanica e romantica. Idealizzo, estremizzo, e poi unisco tutto, e lo faccio diventare qualcosa. E' una bella cazzatona eh, certe volte preferirei buttarmi non farmi queste seghe mentali (che purtroppo vengono naturalmente), ed essere un po' più come te, magari.

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    2. Tu sei una "conseguenzialista". Come me. Agisci cioè in vista delle conseguenze di ciò che fai. Cambiando obbiettivo di volta in volta.

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    3. E vi trovate bene con tutti questi obiettivi a breve termine?

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    4. Oh si.
      E' molto piu comodo.

      E si sa, la comodità è preferibile alla fatica.

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    5. Sì. Ed è giusto. Voglio dire, l'uomo è da quando sta sulla terra che cerca di semplificarsi la vita.

      Ma emotivamente... Emotivamente è un altro discorso. Mica ci riusciamo. Anzi, le cose ce le complichiamo. Il discorso logico e razionale non può essere applicato alle emozioni.

      Esempio: ami una donna, lei ti ama, vi amate. Lei deve andare via, per sempre, tu non potrai mai raggiungerla. Fisiciamente stareste sempre separati. La vostra storia non potrebbe avere futuro.
      Vi lasciate, perchè razionalmente funziona così, è la cosa più comoda, no?
      Ma il cuore, il cuore la lascia? Riusciresti a non soffrire pur dicendoti che non c'è speranza, che tanto non si può fare nulla?

      Mh, il mio cuore non ci riuscirebbe. Magari col tempo, eh, però ecco, quel processo mentale non funziona in questi casi, a mio parere.
      Poi oh, se te ci riesci, svelami i tuoi segreti più reconditi, te ne prego.

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    6. Nessuno è insostituibile.
      Forse solo mia mamma. Ma vabbè solo perchè le sono grato ti avermi fatto uscire dal suo utero quando invece a quell'eta poteva tranquillamente godersi la sua bella vita da benestante.
      Tonna.

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  6. io pensavo di essere sterile. (ma poi ho scoperto lo pensano tutte. e tutti. quasi)
    e pensavo anche 'sticazzi. perchè pensavo anche di non volerne.
    chè troppo avevo da fare cose. troppo da godermi la vita.
    poi è cambiato molto. anzi tutto. ma è un'altra storia e non c'entra, chè qui si parla di te.
    solo per dirti che è bello avere delle convinzioni molto forti, e delle cose in cui si crede. e un'idea molto chiara di come si è.
    ma tu sei giovane.
    molto.
    e allora lasciati un paio di porticine aperte, non alzare troppi muri.
    datti la possibilità anche di cambiare idea.
    chè cambierai ancora molte e molte volte.
    e molte altre ancora.
    ed è bello. questo cambiare. che di solito si chiama crescere.

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    1. :)

      Non pensavo lo pensassero in molti.
      Però io in realtà non mi sentivo/sento sterile, ma arida, sentivo che il mio corpo funziona, ma che in qualche modo si rifiuta, perchè l'idea non gli piace. Non lo so. Non so poi se cambi veramente qualcosa.

      E se c'è una cosa che ho imparato è che sì, si cambia. Già adesso e in questi mesi sto cambiando, e lo sento. Già l'essere incinta mi ha fatto cambiare, perchè pensavo che non avrei mai provato nulla, e invece non è stato così. Mi sono presa ogni emozione, seppur una vocina mi dicesse "attieniti a quel cazzo che dicevi, a ciò che pensavi, sii fredda".
      Per una vita mi sono messa paletti e ho alzato muri, e hai ragione.

      Diciamo che sto imparando a lasciarmi scorrere le cose attraverso, senza avere paura, senza esssere troppo rigida. Work in progress.

      Grazie.

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