lunedì 11 giugno 2012

Le dinamiche familiari di uno stato interessante.


Accade che io ho due genitori che mi hanno sempre amato tanto. Anche troppo. Accade che io non faccia in tempo ad esprimere un desiderio sottile, che loro lo realizzano. E accade anche che quando io mi sforzi di esprimere una mia volontà ponderata in mesi e mesi, loro non capiscano e la sminuiscano.
I miei mi amano troppo, tanto da farmi partire a 18 anni da sola per Londra, e a non battere ciglio quando dissi loro che l'hotel prenotato da Roma non mi apriva. Che era vuoto. "Cerca qualcos'altro", mi dissero. Io cercai qualcos'altro e la mia notte la risolsi ineccepibilmente.
I miei mi amano troppo, tanto da entrare nel panico un anno dopo, quando mi ritrovai persa per le strade di Bologna. Una notte l'avevo già risolta, ma ce ne volevano altre, e io giravo per hotel ed ostelli. "Ecco qui il numero per un loft. Ci ho già parlato, vi dovete solo incontrare". Quella volta la situazione la presero in mano loro, perchè io ero un'incompetente.
I miei mi amano talmente tanto da fornirmi ogni giorno messaggi contrastanti. Hai vent'anni e sei un'adulta intelligente, quindi ci fidiamo di te e delle tue scelte, hai vent'anni e ancora non sai un cazzo della vita, quindi te la risolviamo noi.

Solo dall'anno scorso ho cominciato a decifrare delle piccole verità. A tentoni, interpretando gesti e storie, perchè non ne potevo più di queste dinamiche. Non ne potevo più di non riuscire mai a capire cosa fossi per loro.
Solo ora si sono arresi. Solo ora, attraverso le mie torture, sono riuscita a strappar loro una confessione. "Siamo umani". E se si fossero arresi prima, probabilmente tutta la rabbia di questi anni che ci ha fatto andare alla deriva avrebbe avuto una spiegazione.

C'è che mio padre ha avuto una vita difficile. Il suo morì quando lui ne aveva 18, e la madre impazzì. Dovette imparare  a cavarsela da solo, e ancora oggi si porta dietro certe nevrosi. Mi incazzavo perchè non era possibile che lui entrasse in crisi ogni volta che qualche bolletta gli venivaa spostata, o che qualche ordine venisse modificato. Quando ogni volta che partivamo gli venisse l'ansia e dovessimo litigare per tutto il viaggio. Quando ogni sabato, tornando dalla spesa settimanale, portasse a casa più del dovuto. Due cantine, e due cantine piene di cibo. Stracolme di cibo. Pareti di cibo. Quando, in quei rari momenti nei quali mi sforzavo di farmi capire, di aprirgli il mio cuore, si riferisse solo alla materialità della situazione, rendendosi ai miei occhi un uomo di pietra, superficiale, arretrato, insensibile.
Ora invece è umano. E ora quando torna con 10 chili di pasta quando sulla lista solo uno ne era richiesto e poi si lamenta che la spesa gli viene a costare un occhio della testa, io un po' sorrido. Nevrosi. Eh.

C'è che mia madre ha avuto una vita difficile. Un fratello, il mio parente preferito, eroinomane, per dieci anni, e un padre con l'alzheimer per altri cinque. Mia madre ha sempre ascoltato i problemi di tutti. Mia madre ha sempre risolto i problemi di tutti. Anche delle mie amiche. Anche quando non gli era richiesto. E' fatta così. E io la odiavo, perchè non mi dava spazio, perchè ero sempre sorvegliata, anche se a distanza, anche se non parlavo perchè sapevo, sapevo che poi non avrei potuto respirare. L'adolescenza è stata tutto un gioco di inganni e tecniche e strategie, in qualsiasi ambito.

Mia madre sa tutto, sa sempre tutto, nonostante io inventi di tutto per eluderla.
Una volta sbagliò mira però. Una volta mi vide uscire la mattina e tornare dopo cinque minuti. Chiudermi in bagno, e restare là. Ero piccola, avevo paura, ed ero alle prese col primo test di gravidanza. Mi costa anche scriverlo perchè penso a chi legge. "Ah...E insomma non imparasti un cazzo?". No, imparai, ma imparare certe volte non ti evita i problemi.
E lei pensava che io mi stessi drogando. Mi strattonò per tutto il bagno. Urlò, cominciò a cercare ossessivamente una bustina, buttando tutto sotto sopra.
Ancora non lo capivo, perchè non sapevo. Ma i suoi occhi erano strani. Ora so che erano umani, erano gli occhi del passato, gli occhi che cercavano l'ennesima busta di eroina di mio zio, degli occhi che nonostante i tuoi "mamma, non è quello, sono cose mie, lascia stare, perchè devi sempre metterti in mezzo? E' meno grave di quello che pensi, non è quello, mamma...Mamma! Smettila! Ti giuro che non è quello!", lei ormai non ci credeva più. Perchè ai drogati non si deve credere mai.
Nonostante la sua pazzia, io non dissi nulla, non pensai che fosse meglio confessare piuttosto che farla soffrire così tanto. Perchè ero pazza anch'io. Mi ci aveva fatto diventare lei così, ed ero rabbiosa, e non volevo dargliela vinta per l'ennesima volta. Ma tanto lo scoprì ugualmente.

Ed è accaduto anche stavolta. Nonostante io avessi pianificato ogni cosa alla perfezione, lei lo sapeva.
Sono andata a prenderla alla stazione della metro di Rebibbia, giorni dopo l'incontro con M. Tornava dal lavoro, era stanca, mi diceva.
Poi "Senti...Accosta la macchina. Fermati". E io sapevo cosa significava.
"Arianna, dimmi cos'hai."
"Ma', niente, cos'ho?" con lo sguardo confuso. Ho recitato al meglio, sul serio.
"Allora te lo dico io. Oggi ti hanno vista al Policlinico" Al Policlinico non c'ero andata sul serio. Non capivo se fosse un bluff o una reale testimonianza di qualche collega rincoglionito.
"No, ma', sono uscita con G, siamo andate dall'estetista". Che era vero.
"Arianna, tu sei incinta"
"Senti, se dobbiamo cominciare con queste stronzate io non ci sto". E infatti ho acceso la macchina e sono ripartita. "Ma che cazzo dici?" La rabbia. La rabbia. Per l'ennesima volta lei voleva entrare. Per l'ennesima volta non riusciva a capire che dentro alla faccenda io non ce la volevo.
"Guardami negli occhi..." E io l'ho guardata, e le ho detto che no, non era così. Ma lei non ci crede mai, se non è quello che vuole sentirsi dire. E così ha cominciato coi suoi giochetti psicologici, quelli che cercano di irritarti e provocarti e di farti scoppiare, così non ci pensi e sbottando sputi fuori  la verità. Ma io li conosco da anni, non ci sono mai caduta, e mi fanno solo un gran male. E mi fanno chiudere ancora di più, e mi fanno sputare veleno.

"Capisco che tu il supporto psicologico ce l'abbia, ma tutta la prassi è difficile. Non potrai farcela da sola..." L'ennesimo tentativo di sminuirmi. Il tentativo di farmi tornare bambina. Tu hai bisogno di me. No, io non ho più bisogno di te.
"Ma', grazie, ma io non sono incinta. E anche se lo fossi, ho vent'anni, decido io cosa fare e come farlo."

"Ma ancora non l'hai capito? Basta! Basta! Non puoi entrare sempre in tutto, ma'. Levati dal cazzo, fatti una cazzo di vita, risolviti i tuoi fantasmi del passato, che ne hai bisogno cazzo. Ti presto la psicoterapeuta, vacci, che tu non puoi rovinarmi la vita così, non puoi infilarti in cose per le quali nessuno ti ha chiesto pareri. Io non ti ho chiesto niente, non ti chiederò mai niente, non voglio farlo. Levati dal cazzo, esci da sta macchina e vattene a casa, che sei sempre la solita stronza. Fatti una vita, sì. Fatti una cazzo di vita coi tuoi cazzo di problemi, che magari così la gente comincia a sopportarti".

Quanto ci sono stata male. E quanto ci sono stata bene. E quanto ha pianto mia madre.
Ma io mi sentivo leggera.
Scelgo io come affrontare il problema. Scelgo io se avere venti o dieci anni. Scelgo io con chi condividerlo, scelgo io chi fare entrare. Non tu, non tu mamma. Tu hai già fatto abbastanza. Talmente tanto, che sono a posto per molto molto tempo. Talmente tanto, che se ti fossi un po' moderata, probabilmente sì, l'avrei condiviso con te.
Ma no. Dovevo farlo io. O sarei stata per l'ennesima volta la bambola di pezza. Avresti fatto tutto tu, e io mi sarei sentita l'ennesima incapace, l'ennesima fallita con dei problemi vergognosi.
Ovviamente questo non l'ho capito subito. Non avevo capito cosa ci fosse dietro quella rabbia, dietro quella voglia di metterle le mani addosso. L'ho capito dopo, e dopo la terapeuta mi ha detto anche "Brava". Quanto mi piace, quando mi dicono che sono brava.

"Mamma, levati dal cazzo, così almeno la mia, di pazzia, la guarisco."

35 commenti:

  1. un pò devo dire che mi hai commossa e rattristito ma non sto qui a spiegarti il perchè.
    spero che tu abbia avuto modo di chiarire con tua mamma, magari con tacito consenso.
    e si, a volte sbottare serve più di quanto si pensi. e so che è difficile, ma si dovrebbe evitare di avere ed accumulare questa rabbia... e ti parla una che accumula accumula e poi... boom ... esplode. e poi sto male io, e la persona colpita, e poi è un casino rimediare.

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    1. Con mia madre... Sì, beh, abbiamo chiarito un po' in silenzio e un po' a parole. Forse ne scriverò.
      Ecco, bene, anche te fai parte del club "accumulaccumulaBOOMBOOMchicaBOOM". Bello schifo, sì.

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  2. Ti capisco molto bene. È una dinamica (famigliare) che mi è famigliare. "Brava" per il coraggio e la determinazione, non sono da tutti.

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  3. che i genitori siano persone, e non prolungamenti del nostro ego, si capisce sempre troppo tardi per non farsi male, noi o loro

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    1. Eh, ma di solito accade il contrario. Sono i figli ad essere visti in quel modo. Io ero vista in quel modo. Loro parte di me, purtroppo, non li ho mai sentiti più di tanto.

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    2. Ti direi che è solo mezza verità. Cazzo, i figli ti drenano via la vita. Per quanto tu possa averli voluti, ti tolgono per sempre forza freschezza e gioventù. E tu le hai tolte ai tuoi, come io ai miei. E devono prendere talmente tante decisioni per farti crescere bene che inevitabilmente qualcuna la sbaglieranno. E noi (figli) subito lì a puntare il dito. Dovevano dirmelo prima, preferivo non saperlo, doveva starne fuori, avrei voluto il suo supporto e non l' ho avuto. Forse non ci si rende conto di come sia finchè non si passa dall'altra parte della barricata.

      Però se provo ad immedesimarmi in tua madre, invece che in te, sono una donna che, dopo una vita faticosa, dopo una giornata stancante, si rende conto che sua figlia è incinta, che vuole abortire,, le offre una mano, perché è vero che può essere dura, e si sente pure mandare affanculo.

      Così, solo una riflessione.

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    3. Guarda, c'ho pensato anch'io. Se avessi una figlia e sapessi che è incinta, di certo non farei finta di niente. Assolutamente. E se ci fossero state delle dinamiche più serene io questo l'avrei capito, e probabilmente ne avremmo parlato da persone civili. Invece il nostro rapporto non è così.

      Il fatto è che ci sono molte, tantissime cose dietro. Ho provato a far cercare di capire descrivendo i miei. Ma forse no, sono anni di incomprensioni. E vedi, io non punto il dito, io lo so che i miei mi amano, ed è per questo che ho sempre cercato di non farli sentire delle merde, ho sempre cercato di riuscire bene in tutto, e quando fallivo mi sentivo una merda perchè li avrei delusi. E' come se mi sentissi costantemente in debito.
      Io cerco d'essere oggettiva. Purtroppo con la terapia sono uscite cose, cose che poi avevo anche nascosto a me stessa. Certi meccanismi totalmente malati fra i miei e me. L'unico modo per risolverli certe volte è con un vaffanculo (Luciana docet). E' vero.

      Diciamo che la verità sta nel mezzo. Che alla fine è sempre così.

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  4. Toh. una normale cena a casa del Banale, quando il Banale condivideva casa con Padre. Belle cose.
    E io nemmeno mai incinta sono rimasto.

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    1. Ma... Nel senso che tuo padre è un po' come mio padre o nel senso che la mia litigata madre-figlia è uguale alle dinamiche delle cene con tuo padre? Mh, ma suppongo sia la seconda.

      Che poi, se tu quando ci parli li chiami veramente madre e padre, ti batto un cinque virtuale.

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    2. Mia madre la chiamo Genitrice. E mio padre Pà.

      Ma a prescindere litigavamo cosi. Solo che non era uno sfogo unilaterale come il tuo, ma double.

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  5. Ecco, insomma le merdate te le prendevi anche tu. Ma anch'io eh. Anzi, soprattutto io. Diciamo che questa è stata la prima volta in cui sono stata io ad ammazzarla (ci sono state delle mezze prove generali, ma insomma), perchè di solito è sempre accaduto il contrario.
    Comunque cazzo...double. Terrificanti, le tue cene.

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    1. Secondo te perchè sono una persona tanto "evitabile se possibile"? ;)

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    2. Ma veramente non sapevo nemmeno fossi una persona tanto 'evitabile se possibile'. Però ora me lo annoto.
      Però, vabbè, in caso di litigio (e non) sai sbranare le persone, quindi, dopo anni d'allenamento in famiglia. Guarda che è buono, anzi, buonissimo. Tu ci pensi, a quanto sia raro trovare persone in grado di litigare come cristo comanda? Non quelle cazzatine da coppia, ma proprio quei litigi litigi, con l'odio negli occhi.
      E ti immagini, un litigio con uno uguale a te, con lo stesso odio negli occhi?

      Per me l'amore è (anche) quello.

      Quindi tu dovresti essere una persona che ama tanto.
      Mmmmh... c'è qualche pecca nella mia teoria, mi sà... ;)

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    3. La tua teoria è abbastanza condivisibile fino alla parte "dell'amore grande e grosso in relazione alla furia nella litigata."

      dovremmo litigare una volta sai.

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    4. Massì, se odi tanto ami anche tanto, credo. Voglio dire, ci si mette la stessa dose di passione in entrambe le cose. Poi io non parlo nello specifico eh. Magari una litigata è solo una litigata con una testa di cazzo. Però ecco, la passione che ci metteresti ad insultare il testa di cazzo è testimone del fatto che quella stessa passione potresti metterla anche nell'amare. Potenzialmente.
      Poi c'è chi non odia mai, è sempre mite, e infatti non sa amare bene.

      Mi spiace, promisi già a qualcun altro la mia prima vera litigata. Mi sto conservando.
      Mi faccio viva per la seconda, però.

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    5. Ti aspetto.
      (tanto per inciso ho tatuato amore e odio in greco sulle braccia. Ergo, c hai "azzeccato" diciamo..)

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  6. che poi accade che a volte uno si chiede se stai leggendo un biopic o una fiction.
    sorry, ma a volte accade davvero.

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    1. Chi se lo chiede, e chi sta leggendo, io o era un "tu" generale?
      E poi... Quindi, è un male? Sbaglio in quello che faccio?

      Mmmh. No, non credo d'averlo capito, il tuo commento.

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  7. cazzo ma hai ragione, letto così non mi capisco nemmeno io :-D ...è partita una -i di troppo, e "sta" diventa "stai", e in effetti non si capisce.
    no no, tu non sbagli nulla. dov'è che sarebbe lo sbaglio?
    il punto era che a volte, leggendoti, viene da chiedersi quanto ci sia di vita vissuta, e quanto di racconto. o se sia una sorta di biografia romanzata.
    tutto qui.
    :-)

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    1. Ah.
      Oddio, lo prendo quasi come un complimento.
      Come quando il professore che organizzava il giornale del liceo mi disse: "Sì, guarda, un bellissimo pezzo sui Gogol Bordello... Tanto da farmi pensare che non l'abbia scritto tu. Ammmettilo, l'hai preso da Internet, eh?".
      Ero in secondo liceo, e ne fui felice. In realtà quello fu il mio primo e ultimo articolo sul quel giornaletto dimmerda, perchè insomma, dovevo preservare il mio onore (e poi mi rompevo anche il cazzo, che la gente scriveva boiate assurde), però ero in linea di massima era una soddisfazione.

      Però, ecco. Non invento. Inventerò, eh, scriverò di cose vacue, inutili e fintissime, ma anche di allegre spero, perchè mi piace, ma inventare ora non serve a nulla. Non ho bisogno di far credere agli altri che la mia vita sia interessante più delle altre. La mia è solo una vita, e questa è solo una testimonianza di un determinato fatto ed un determinato tipo di dolore. Non pecco certo di superbia, te l'assicuro.
      Certo, ad esempio non sono stata lì a trascrivere parola per parola ogni dialogo, anche perchè non li ricordo, ma ho cercato di attenermi al vero (vedi quando parla G, che ogni tanto ci butto in mezzo un po' di romano per renderla più 'lei').
      I fatti sono veri. Mio padre è così e ha vissuto così, mia madre è così e ha vissuto così, K (ops) è così (e basta).

      Poi, se il mio è uno scrivere con più o meno tragicità e pathos (ahah), quello purtroppo fa parte di me, del mio stato d'animo. E in generale io sono una persona un po' pesante. Ma no, non credo ci sia qualcosa di romanzato, qualcosa di non vissuto. E mi stupisce che qualcuno lo pensi. La gente dovrebbe sapere che la vita è fatta così. Accadono merdate a destra e a sinistra ogni giorno, è normale che qualche volta capiti a te e a quelli che ti sono vicini.
      Ma forse lo penserei anch'io. D'altronde io mi sono svegliata ora, a vent'anni.

      Ti spernacchio. Pppppprrrrrrr.

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    2. E capisco che sia pure pesante il fatto che ogni volta faccia sti commentoni lunghissimi. Lo vedi? Non è che romanzo, probabilmente è che sono proprio io una persona romanzata. Bleah. Che porcata.

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    3. fossero pesanti i tuoi commentoni non commenterei io per primo. e di certo non me ne fregherebbe nulla di sapere se è la tua vita o se è il tuo romanzo, ti pare?
      che quando uno non ha interesse, di solito fa prima a passare ad altro, che a continuare a ripassare da qui :-))

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    4. (Eh, ma mi conosci da poco, magari un giorno poi...)

      Allora ti faccio una richiesta colma di responsabilità: sii il K buono. Sii il K che non m'abbandona!

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  8. azz
    certo che tu butti subito giù il carico da 90, eh!

    senti: per ora sono qui, quindi la responsabilità regge per ora :-)

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  9. Ahah. In quel momento è stato il San Bernardo dentro di me a parlare, non farci caso, ora sono tornata lucida.
    ;)

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  10. lo so che non c'entra niente ma più ti leggo più, a volte, ho l'impressione di leggere qualcosa scritto dalla mia migliore amica, anche se le vostre storie non sono per nulla simili.
    però entrambe vi chiamate Arianna :)
    e condivido quello che hai detto: "La gente dovrebbe sapere che la vita è fatta così. Accadono merdate a destra e a sinistra ogni giorno, è normale che qualche volta capiti a te e a quelli che ti sono vicini" perchè ho come l'impressione che chi si è "salvato" da certe smerdate dia per scontato che chi, invece, le ha vissute poi le abbia superate nel giro di un anno.
    ma non è cosi.

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    1. Ah! Chissà se mi somiglia anche in altro, quest'Arianna! :)
      Ma che poi io li capisco. Voglio dire, è la natura del genere umano. Anche quando si hanno altissimi livelli di empatia purtroppo non si può sapere mai esattamente come una persona prenderà una merdata.
      Vedi la mia terapeuta, che mi ha detto che aveva delle pazienti (venivano lì per altri problemi, eh) che usano l'aborto come metodo contraccettivo, in pratica. Ecco, per loro quella non è nemmeno una "merdata". Per altre è la fine del mondo. Quindi una persona alla quale non è mai capitato come può realmente capire tra quanto passerà ad un'altra persona, se passerà? O magari come l'abbia presa?

      Li capisco, eh. Però molti non li giustifico comunque, anzi, non meritano proprio di essere giustificati. Perchè umani ci sono anche loro. Ecco.

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    2. azz. che sarà la fiaschetta che porti al collo, che secondo me sa di rhum. o non so cosa. ma a me mica da fastidio, il tuo lato santa bernarda. ecco, magari con la ceretta, quello sì :-D

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    3. La fiaschetta ultimamente è piena di vino rosso.
      Eh, lo vedi, il lato Bernardesco piace assai, è che non ve ne rendete conto!

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    4. no, sei tu che non sai cosa significa "la bernarda", quassù.

      :-D

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  11. come l'aborto come contraccettivo?
    io conosco una ragazza (sulla 30 e passa) che ha già abortito 3 volte.
    la cosa che un pò mi lascia tipo cosi ---> O.o è che durante l'ultima gravidanza ha continuato ad avere rapporti sessuali con 2 uomini diversi. ora a me questo tipo di persona non sembra che abbia preso la cosa come una "merdata" e qui un pò dico: ma che cazzo, una coscienza ce l'ha? perchè vada per il primo e per tutti gli altri se ci sono delle motivazioni vere ma cosi mi sembra un pò solo una faccenda di menefreghismo alla stato puro.

    Ti assomiglia anche per i viaggi fatti senza sapere dove avrebbe trovato alloggio, come comunicare ecc.. per questo forse me la ricordi :)

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  12. Anche io mi perdo spesso per le strade di Bo.
    Perché ci abito. Ma in fondo il disorientamento ha romantici risvolti di sempreverde meraviglia.

    I genitori prima di tutto sono persone. Con la loro storia che li ha segnati, e i loro limiti. E il loro diritto a tutto ciò.
    In realtà si dovrebbe riuscire ad accettarlo, e "mollare" un po', con loro, come con noi stessi, come con tutti :)

    Niente giudizi. Tipo anche se ti perdi per le strade della tua città :D

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    1. (Sono stata solo una volta a Bo, e... Beh, m'è piaciuta, sì. Ed è difficile che mi piacciano città italiane. Credo che potrei viverci sei mesi, un anno. Poi mi andrebbe un po' stretta, ma sicuramente in quel periodo l'amerei parecchio).

      Ma esatto, comunque. I genitori sono persone. Esatto. Esatto! E' proprio questo il punto! Me lo stanno facendo vedere ora, che sono persone. Prima, non so, erano supereroi. Mai una turba, mai una tristezza, o una debolezza da parte loro, davanti a me. Mai una storia che li abbia segnati nel profondo. MAI parlare di certe cose.
      Io mollo, sì, avrei mollato già da molti anni. Infatti ora li preferisco a com'erano prima. La psicoterapeuta dice che (ahah, è odiosa questa formula, mi fa sembrare un'automa) anche i genitori vanno educati. E io finalmente li sto educando all'ammettere la propria umanit.
      Con me stessa mollare è un po' più difficile, ma vabbè.

      E capirai. A Roma, in macchina (e non), mi perdo credo quasi sempre. Mi capita anche su strade fatte e rifatte. Perdersi è bello. Anche troppo.

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