martedì 5 giugno 2012

Le umiliazioni di uno stato interessante pt.2


* [Faccio finta di niente. Riprendo da dove ho lasciato, perchè un po' sono una perfezionista, e mi da fastidio anche il fatto di non essere riuscita a scrivere tutto in tempo, prima del gran finale. Ma è anche un po' per la terapia, è anche un po' per dimostrare a me stessa che se anche le cose non sono perfette come voglio, meritano comunque di essere portate a termine, perchè sono mie e devo impormi di credere che anche se sono imperfetta sono comunque migliore di molte altre esistenze. Sì, questo devo ficcarmelo bene in testa.
E poi così ho il tempo di ripercorrere un po' la mia memoria, di inciderla, per non dimenticare, e soprattutto ho il tempo di metabolizzare cosa mi è successo una settimana fa.]

Eravamo a K, sì, lui. All'uomo che mi ha messo incinta dopo un anno e qualche mese di... non so bene di cosa. All'uomo che mi guarda con gli occhi della pietà.
Perchè poi abbiamo litigato. Sì, perchè io non riuscivo a credere che fosse davvero così. Che l'empatia fosse svanita. E così ho cominciato a creare discorsi, a immaginare per lui, per cercare di farlo entrare dentro, di fargli sentire un po' com'era essere lì, in compagnia di quello che la mia terapeuta non smette di chiamare "il piccolo esserino dentro di te".

Forse avrebbe i tuoi occhi, i miei capelli. Nascerebbe verso la fine di dicembre, o gli inizi di gennaio. Proprio come me e te. Un terzo Capricorno. O una terza. Sarebbe un maschio, e avrebbe la tua forza. Sarebbe una femmina, e avrebbe la tua gentilezza.
Se io ora non mi muovessi, non facessi assolutamente nulla, una vita potrebbe comparire a breve in questo mondo. Per me e per te. Se solamente io restassi immobile, nascerebbe nostra figlia. La nostra. Una metà di me e una metà di te unite insieme per sempre, su questo mondo.

"Sì, lo so, ma questa è la cosa più giusta da fare".

Come se avesse paura che io potessi tenerlo. Come se avesse una fottuta paura che io uscissi di matto.
Ho ingoiato, un'altra volta. Dopodichè gli ho detto che allora sì, evidentemente non poteva capire perchè ero io ad avere dentro quella cosa.
"Senti, qui nessuno vuole toglierti il trono della sofferenza, come al solito..."

Occhei. Ho deglutito un'altra volta.
E poi: "No, scusa, ho capito, ora te lo dimostrerò"

Occhei. Ho sospirato.
Occhei. Vediamoci, vieni a casa mia.
Guardiamoci un film a letto, che io ho dolori dappertutto.
E poi chiedimi come sto. Io ti risponderò che sto male, che vorrei strapparmi via lo stomaco a causa della nausea che ho tutti i santi giorni per tutto il giorno. Ti risponderò che sto male perchè mi fa male dover fare quello che devo fare.

Occhei, abbracciami.
Occhei, baciami.
Ma non così forte. Non con quella mano. Non sotto la maglietta. Ti ho detto che mi fa male il seno.

E per favore, non chiedermi di fare sesso.

No, ti prego, non chiedermelo.

Click. File cancellato.
Da quel giorno, per salvaguardare me, per salvuaguardare quel debole equilibrio che ero riuscita a trovare dopo la depressione, per salvaguardare la mia pancia e l'energia che c'era dentro, l'ho bloccato.
Ho bloccato ogni emozione verso di lui. Ho bloccato la rabbia, l'angoscia, la violenza, la tristezza.
Nemmeno una lacrima.
Occhei, mi hai dimostrato. Ora sei fuori.
L'ho fatto uscire di casa mia dopo un paio d'ore, con un sorriso.

Da quel giorno lui non avrebbe più saputo nulla di tutto ciò, fino alla fine.
Da quel giorno mi sono svuotata di tutto quel poco che era rimasto per lui.

21 commenti:

  1. Sei una grande.
    A Una donna come te offrirei persino un bicchiere d'acqua. Visto che l'alcol mi sentirei in colpa :)

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  2. Bevo solo e unicamente acqua Brio Blu la rossa, però.
    Ma che poi sull'alcol sono meno pretenziosa.
    Birra e vino rosso; io sono per la sbornia sana e sorniona.
    Quindi sì, ti converrebbe offrirmi dell'alcol, in realtà.
    Se poi hai dei sensi di colpa perchè sei un cattivo ragazzo, beh, questo non è affar mio. Intanto una birra te l'ho scroccata. :)

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  3. sono arrivata qui per vie traverse e ho letto tutti i tuoi post.
    mi piace come scrivi anche se mi sento un pò una merda a dirtelo perchè se scrivi è perchè hai passato un inferno e penso che avresti fatto a meno di tutto ciò.
    in fondo ognuno di noi scrive per tirare fuori qualcosa, un dolore nascosto, un desiderio inconfessabile.. ognuno di noi ha i suoi scheletri nell'armadio (tranne il Banale che c'ha copiose bottiglie di alcool e giornaletti porno :D )

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  4. A prescindere da tutto, mi piacciono i complimenti, più o meno di ogni genere. Quindi grazie, e bu per Il Banale (ma anche evviva, che probabilmente se la spassa che è una meraviglia, e siamo tutti invidiosi).

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  5. però se sei qui a scriverne, non hai (o avevi) ancora svuotato tutto. non del tutto, il tutto, almeno.

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    1. Ma non ci si svuota mai del tutto, di nulla. Non si dice che noi in fondo siamo anche un po' la somma di quello che facciamo quello che pensiamo e quello che ci succede?

      Ci portiamo addosso tutta la nostra vita, di giorno in giorno aggiungiamo alla nostra bella giacchettina qualche medaglia al valore o alla vergogna.

      Sono qui a scriverne perchè, come ho già specificato in qualche altro commento, voglio condividere, voglio parlarne perchè mi fa bene, e voglio che un giorno una persona trovi questi post vecchi di anni e... non lo so. Si consoli? Non lo so.

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    2. Se fossi la somma di quello che ho fatto sarei sottoterra da un bel pezzo.
      Pensaci se ti va...
      Un abbraccio.

      Ps non farti abbindolare dal banana: non ti offre il vino per tirchieria,altro che cazzi..
      ;)

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    3. Io la penso così: se fossi la somma di quello che ho fatto, e ancora non sono sottoterra, vuol dire che non ho sbagliato proprio tutto tuto.

      Oddio, in realtà ancora non la penso così, però mi piacerebbe.

      ;)

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    4. bisogno o non bisogno di scaricare ancora, questa sorta di messaggio-nella-bottiglia temporale mi piace, come idea.
      e magari qualcuno lo troverà, come dici tu, tra anni.
      oppure tu. a 40 anni, tipo. e chissà con che occhi ti rileggerai

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    5. Oppure io. E' vero, non ci avevo pensato.
      Chissà con quali occhi.
      Grazie.

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    6. lo saprai tra 20 anni circa, lo saprai, con quali occhi.
      :-)

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  6. Anche io sono arrivata qui per vie traverse e penso che mi dispiace non aver letto prima i tuoi post. Sono andata molto vicino a quello che hai passato tu e ho la presunzione di pensare che in qualche modo, anche a distanza, avrei potuto aiutarti.
    Anche se forse non hai bisogno di alcun aiuto.
    Scusa l'intrusione ma non ce la facevo a tenermelo dentro.

    Serena

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    1. Eh, sì, l'intento era questo. Non sono stata aiutata, quindi magari posso aiutare.
      Quando e se ti va, vorrei conoscere la tua storia. Magari mi (o "ci" o "le") aiuta lo stesso, anche con un po' di ritardo.

      Fai l'intrusa quanto vuoi!

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  7. Ci tengo a precisare che Il Banale non possiede un armadio cosi grande da ospitare alcolici e vestiti.

    Ergo ha spostato tutti gli alcolici in un bel ripiano capiente, insieme agli orsetti alla vodka.

    Quanto ai porno, siamo nell'era digitale. I giornaletti li ho dati a mia madre con l'obbligo di cestinarli quando mi ha aiutato con il trasloco. E allo schermo preferisco lo specchio.

    Quanto al resto, anche io ti leggo sempre con un misto di cuoriosità/morbosità. Mi piaci.

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  8. Sono un "cattivo ragazza", e i sensi di colpa li lascio non sono di casa con me.

    E alla birra preferisco il vino. Freddo. Servito in calice. De quelli che ti picchiano per bene.

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    1. Ero in Francia. Due miei amici si trovavano lì. "Usciamo! Incontriamoci!" ho detto.
      Ci sediamo fuori da un pubbettino. Ordino una bottiglia di Bordeaux.
      Il cameriere arriva, stappa la bottiglia, e mi versa mezzo dito di vino.
      Io lo guardo con un'aria interrogativa. "Bè? Metti, metti, guarda che io bevo, sà".
      Lui mi guarda un po' imbarazzato. I miei amici mi fissano. E il tipo non si muove.
      "Je voudrais boire un graaaaand, très graaaaand verre de vin, c'est pas un verre de vin, c'est un doigt de vin!"
      Lui dice "Oui oui". E continua a non muoversi.
      Poi il mio amico decide di interrompere la mia figura di merda.
      "Arianna, funziona così. Lui lo apre, sceglie una persona, ne versa un po', quella persona lo assaggia, controlla che non faccia schifo, e poi lo versa a tutti".

      Ah. Alors ça va, ça va, c'est parfait, merci.

      Ecco cosa accade a frequentare i centri sociali.

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    2. Fantastico.

      Io ti avrei perculato per le prossime 6/7 reincarnazioni.

      anticamente li frequentavo anche io. Poi però ho capito che sono più tipo da cocktail da locale. Che la birra non me fa sali un cazzo, se non dopo averne bevuto 4/5. Che odio la musica dei centri sociali. Che sono amante del vizio multiforme.

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    3. Eh, ma allora devi consigliarmi qualche posto, perchè io non riesco a farmene andare bene uno.

      E i centri sociali no, che alla fine pensavo ci fossero persone con un minimo di cervello, e invece è uguale, e anzi, cominciano a starmi sul cazzo, perchè credono davvero di averne.
      E i localini alla moda no, che ci stanno le fighettine in tiro e i fighettini in tiro, e di che cazzo parli se non di quando sei andato da Tessier e il parrucchiere t'ha sbagliato il taglio?
      E i pub radical chic no, che porca puttana, c'hanno tutti la stessa alternatività, anche nel pensare e parlare, ma che cazzo.
      E le discoteche vabbè, lasciamo stare.
      E le enoteche cheap no, che ci stanno quegli ibridi a metà fra la fighetteria e il radical chic.
      E i nuovissimi localucci da hipster no, con le cose strane, i divani strani, i tavoli strani, e i libri tutti intorno, che poi magari li apri e sono bianchi. Con le ragazzette che ti parlano della mostra di un fotografo degli anni '20 nell'atelier del loro amico scultore, che ora sta sperimentando un nuovo tipo di materiale composto di merda di cavallo e caccole del nonno.

      Io sono seriamente in difficoltà, sà.

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    4. La risposta sarebbe lunga e articolata.
      Va da sè che a Roma, il problema, è che c'è troppa scelta. Ergo tutti i locali si "specializzano". (virgolette demmerda)

      A Palermo io ad esempio impazzivo. Tutto a portata di mano, fico ed stranamente attraente.

      Comunque io di solito vado dove mi va di andare. A prescinde dall'analisi sociologica dei coglioni che frequentano quel determinato posto.

      Odio tutto ciò che è radical chic, perchè oltretutto viene enfatizzato a bestia e finisce per diventare peggio dei locali fighetti.

      Io comunque generalmente mi trovo bene ovunque, perchè sono camaleontico nell'approccio con le persone. Sono un analizzatore/osservatore. E poi tanto alla fine prendo per il culo tutti quindi...

      Basta, andiamo al cinema. Là un cinefilo come me si sente a casa.

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  9. Uà. Cinefilo. Anch'io voglio essere una cinefila, però mmh, sento che ci vuole una certa dose di cultura, che bisogna vedere certi film, prima di potersi definire un cinefilo. Che bisogna conoscere, perchè poi come fai a fare una bella analisi approfondita?
    E io boh, non ho mai visto Pulp Fiction, o i film con Totò o di Fellini.

    E poi sì, i cinema. Almeno, col film giusto, finalmente lì vale la pena di ascoltare qualche discorso.

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    1. come fai a dormire ancora serena sapendo che Non hai mai visto Pulp Fiction?
      Eretica.

      Magari discorriamo dopo il film però. Ah, rigorosamente al The Space Cinema.

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